Giacomo MEDICI, Portobello’s, 3 Giugno 2004
Successo discografico per il nuovo disco "Nel tempo ed oltre, cantando"
GASTONE PIETRUCCI: LE ALI E LE RADICI DELLA MUSICA FOLK MARCHIGIANA
"Aedo malinconico ed ardente, fuoco ed acque di canto" un lavoro che ha un posto riservato e speciale nella "discoteca dell'anima, tra cose che non si devono dimenticare". Queste parole sono state utilizzate dalla stampa specializzata nell'elogiare senza mezzi termini il penultimo lavoro di Gastone Pietrucci e della Macina, fatica artistica che è stata trampolino per una collaborazione musicale mai tanto felice, ossia quella tra il leader della scena folk marchigiana e la Gang dei fratelli Severini, sfociata recentemente nella pubblicazione di un disco intitolato "Nel tempo ed oltre, cantando" (Storie di Note 2004). Abbiamo voluto intervistare un appagato Gastone Pietrucci che, comodamente seduto sulla sua poltrona, ci ha raccontato cosa si prova quando la realtà supera i sogni e scavalca le aspettative di un ragazzo che, circa trent'anni fa, aveva deciso di dedicare la sua vita alla ricerca e alla musica marchigiana.
Si aspettava tutto questo successo discografico, dall'Aedo in poi (ricordiamo che tra gli ospiti del disco compaiono i nomi di Rossana Casale, Giovanna Marini, Riccardo Tesi e, ovviamente, i fratelli Severini)
"Devo dire di sì, visti i riscontri superlativi a livello di recenzioni. Ho raggiunto un altro obiettivo della mia vita. Con lentezza, ma con tenacia".
Ripercorrerebbe, tappa dopo tappa, il percorso che l'ha portata fino a qui? Ha mai rimpianto alcune scelte fatte in passato?
"Rifarei tutto fin dal principio, errori compresi, che nel nostro mondo è facile commettere. Condivido ogni decisione presa, anche quelle sbagliate, perchè alla fine la mia costanza e la mia determinazione mi hanno portato a raggiungere i miei sogni. Gli anni sono serviti a temprarmi, ma non ho avuto mai dubbi sull'importanza della Macina, anche se verifiche sono state utili nel proseguire".
La Macina negli anni ha prodotto dischi apprezzati sia dal grande pubblico che da una nicchia di addetti ai lavori, e mi riferisco agli esperti in materia di etnomusicologia e di ricerca popolare (il grande etnomusicolgo italiano Roberto Leydi scrisse una lusinghiera recsnzione riguardo la Macina). Dall'Aedo malinconico in poi si è però registrato un successo discografico ben più significativo di quello dei primi anni. A cosa lo attribuisce?
"Cosa dire, io sono partito semplicemente dall'amore verso la musica popolare e la ricerca, perchè ripeto: se non fai ricerca non puoi fare questo mestiere; poi ho riproposto il tutto, e nel nostro piccolo abbiamo avuto sempre successo, una sorta di miracolo, una formula vincente che mi ha dato sempre voglia di andare avanti per la mia strada. Tutto è stato naturale, ma l'esplosione registrata in questi ultimi lavori è dovuta soprattutto al nuovo assetto del gruppo, formato da grandi musicisti. La Macina in questo modo è cambiata totalmente: io mi sono riappropriato della mia voce, e i musicisti non hanno fatto altro che mettergli le ali. Un connubio felicissimo, una scommessa vincente. Tengo però a precisare che non rinnego affatto la Macina precedente".
Potrebbe darci qualche anticipazione riguardo il Monsano Folk Festival, che si terrà questa estate?
Quest'anno durerà un giorno in più, dal 7 al 15 agosto. Sarà itinerante tra Monsano, Jesi, San Marcello e Montemarciano. Degna di nota è la presenza il 12 agosto del mio amico Moni Ovadia, con uno spettacolo sull'importannza dell'immigrazione ebraica a New York".
Come è nata la vostra amicizia?
" Nel '77, quando fui chiamato a Vercelli per Transitalia, uno spettacolo di musica popolare italiana. E' stato un incontro che ricordo ancora con piacere. L'altro appuntamento importante sarà il 7 agosto con lo spettacolo "Resistere, resistere, resistere"
, sui canti della nostra memoria, che metteremo in scena con Sandro e Marino della Gang".
Chi vorrebbe ringraziare per tutto questo successo?
" Ringrazio Leydi e Filippo Crivelli che mi hanno fatto vedere "Bella ciao" a Spoleto, uno spettacolo che mi ha aperto gli occhi. Poi devo ringraziare il mio professore, Gastone Venturelli, con il quale mi sono laureato. Un ringraziamento particolare ai "folgorati" della Macina, che ci seguono sempre. Infine voglio fare un plauso d'ammirazione ai musicisti che ho oggi".
Probabilmente la compostezza di Gastone Pietrucci è dovuta ad un ben maggiore appagamento del suo animo d'artista. Quella voce costantemente accesa d'amore verso il nostro passato ha sempre avuto radici forti, ma è venuto il momento di adagiarla su quelle ali che ora la fanno volare, verso quei cieli antichi e quei campi tanto cari ad un altro nostro grande poeta, Mario Giacomelli, vecchio amico di un uomo che, per fare musica, si è dedicato alla ricerca più difficile ed impegnativa: quella nella propria umanità.
Giacomo Medici, Portobello's, 3 Giugno 2004