Roberto G. Sacchi, Folk Bulletin, Anno X, N. 8 - Ottobre 1998
"JE SE VEDEA LE PORTE DELL'AFFANNO..." La Macina - Tradizionale / Marche
" La Macina ha festeggiato il suo trentennale di attività con la realizzazione di un'edizione speciale del FolkFestival di Monsano [...] e con la pubblicazione di questo CD monotematico dedicato a canti satirici e licenziosi della cultura orale marchigiana. A premessa di questo lavoro discografico, una opportuna citazione ne riassume il senso (e ne sottolinea indirettamente l'importanza): "Peccato, davvero peccato, che la pruderie nazionale abbia impedito ai raccoglitori di canti, sia dell'altro secolo che di questo, di pubblicare la poesia popolare, diciamo così, scatologca: che è forse la più gran parte e la più autentica della poesia popolare; e non è mai oscena, tanta è l'allegria o la malinconia che le dà vita poetica, tanta è la naturalezza delle sue metafore..." (Pier Paolo Pasolini, "Canzoniere italiano", 1972). La proposta di un repertorio "nuovo", quindi, per le scene della tradizione nazionale, presente di certo in tante altre regioni ma qui nelle Marche finalemte ufficializzato da questa produzione discografica.
Monachelle vogliose, fraticelli assatanati, uccellini , uccelloni, porte dell'affanno e altre metafore più o meno a luce rossa scandiscono questa diveretente raccolta, nella quale la trascinante carica esressiva di Gastone Pietrucci e della sua "banda" si dimostra pienamente a suo agio. Pur divertendosi come forse non mai, il gruppo marchigiano non dimentica la serietà del proprio lavoro anche quando affronta temi licenziosi e musicalmente non troppo complessi come in questo caso: d'altra parte, La Macina ha alle spalle una storia di tale importanza [...] che non può permettersi di venire meno al proprio ruolo e, approfittando di un pretesto quale questo repertorio avrebbe potuto di fatto adombrare, consegnarci un dischetto leggero leggero, fatto solo per sollazzarci o - peggio - per solleticare qualche basso istinto e dare la stura a un filone porno del revival italiano. Anche se al centro dell'attenzione non sono gli occhi o i capelli delle dame o delle contadinelle o gli atti d'eroismo dei cavalieri e dei principi quanto piuttosto altre parti del corpo e altre prestazioni di tipo fisico, La Macina anche in questo settimo capitolo discografico ci regala qualcosa di importante, restando fedele a quelle tre caratterizzazioni che ben sintetizza Roberto Leydi nella presentazione: radicamento sul territorio, capacità di inglobare nel proprio manifestarsi - rispettandoli - cantori e musicisti della tradizione, essere protagonista e promotrice. di una concezione fortemente "viva" della tradizione, fatta di eventi rivitalizzati o recuperati. Da sempre gruppo vocale per eccellenza, con l'iinesto di alcuni nuovi giovani musicisti [...] a fianco dei "vecchi" [...], La Macina ritrova nuovi stimoli e grinta anche da un punto di vista strumentale e si prepara ad affrontare in scioltezza anche il suo secondo trentennio di fortunata attività".
Roberto G. Sacchi, Folk Bulletin, AnnoX, N. 8- Ottobre 1998, dalla recenzione al CD, La Macina, Je se vedea le porte dell'affanno...",1998
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