Roberto CASELLI, JAM , Viaggio nella musica , Anno XI, Numero 103, Aprile 2004;Anno XI, Numero 104, Maggio 2004
Macina/Gang Nel tempo ed oltre, cantando
Il sodalizio Macina/Gang era un progetto annunciato. Non solo perchè entrambe le formazioni sono marchigiane di origine e si sono entrambe occupate, sebbene su basi diverse, del recupero della tradizione, ma anche perchè Marino Severini era già intervenuto nell'ultimo disco della Macina dal titolo significativo Aedo malinconico ed ardente, fuoco ed acque di canto, cantando uno splendido pezzo La ballata del bandito Pietro Masi detto Bellente.
L'idea che ha dato origine a questo lavoro è molto semplice, si dovevano scambiare parti di repertorio da ricreare insieme influenzandosi a vicenda. E' così che Gastone Pietrucci si ritrova a cantare alcune delle migliori canzoni tratte dalla trilogia dei Gang, brani come Le radici e le ali, Kowalsky, La pianura dei sette fratelli, Sesto San Giovanni e Eurialo e Niso, mentre Marino si cimenta in Iside, Cecilia, Cioetta cioetta... e altro ancora. Entrambe le voci contribuiscono a dare pecularietà ai pezzi che vengono riproposti in gran parte in chiave elettrica, ma con una strumentazione che non tradisce la filosofia originale che li ha generati. Sandro Severini si scatena con la sua chitarra e trova nella sezione ritmica di base un aiuto indispensabile che gli permette di ergersi con padronannza e creatività. La scelta di privilegiare un repertorio particolarmente attento al politico e al sociale permette ai pezzi rivisitati di acquisire ulteriore forza d'impatto e intensità di interpretazione. La voce epica di Pietrucci è perfetta per sottolineare gesta e sacrifici che caratterizzano buona parte delle canzoni.
Voto: 7,5
Perchè: Gastone Pietrucci e Marino Severini sono le due voci leader di questo riuscito sodalizio che si alternano con grande intensità in pezzi già sentiti nel repertorio dei Gang e della Macina. Musicalmente ci ha guadagnato l'intero repertorio.
Roberto Caselli, Jam, Viaggio nella musica, Anno XI, Numero 103, Aprile 2004
Macina / Gang
Il sodalizio era nell'aria. I Gang avevano appena partecipato con una canzone, tra l'altro molto bella (La ballata del brigante Pietro Masi detto Bellente) alla realizzazione dell'ultimo lavoro della Macina, quel disco dal titolo lunghissimo e evocativo: Aedo malinconico ed ardente, fuoco ed acque di canto. C'era ormai da tempo il sentore di una collaborazione più strutturata.
"Siamo entrambi marchigiani e viviamo a pochi chilometri gli uni dagli altri", mi dice Gastone Pietrucci, leader storico della Macina, "c'è sempre stata stima reciproca e l'idea di una partecipazione la coviamo da tempo. Già al tempo de Le radici e le ali Marino mi aveva telefonato per sapere se ero interessato a dare una mano al disco che avrebbe aperto la loro splendida trilogia, ma poi, chissà per quale motivo, non se n'era fatto niente. Ora finalmente siamo riusciti a realizzare un intero disco".
Il titolo del disco Macina/Gang prende spunto da un verso del poeta Alfonso Gatto, Nel tempo ed oltre, cantando, e propone una dozzina di pezzi scelti reciprocamente dai rispettivi repertori. "Il disco non è altro che la riproposizione di quello che stiamo già da tempo facendo insieme dal vivo", conferma Marino Severini. "Quello che ci unisce è la comune radice culturale e la stessa sensibilità nei confronti di un impegno civile e sociale che trova espressione in canti di lotta e resistenza, ballate che parlano di emigrazione e storie di dura vita quotidiana".
Le radici più tradizionali della Macina e quelle più progressive dei Gang non hanno creato alcun problema di integrazione, anzi i suoni acustici e elettrici sembrano compenetrarsi in modo decisamente armonico e stimolante. "E' stato un feeling naturale", continua Marino, "gli arrangiamenti sono nati da soli mentre si suonava; nessuno dei due si sente penalizzato dalla presenza dell'altro. Sandro si può scatenare con la chitarra elettrica e un attimo dopo lasciare emergere la fisarmonica o il mandolino senza che si creino interferenze sonore. Alla voce ci alterniamo io e Gastone e anche in questo caso mi sembra che le cose funzionino benissimo".
a scelta dei brani è caduta su alcune delle canzoni più note dei due gruppi, da una parte Le radici e le ali, La pianura dei sette fratelli, Kowalski e Sesto San Giovanni, dall'altra Stavo in bottega che lavoravo (l'unico pezzo che non era ancora stato inciso), Cioetta cioetta e Cecilia. "La scelta dipende in gran parte dal filo conduttore che i nostri spettacoli vogliono mantenere; sono canzoni di carattere sociale che mostrano come ci sia un sottile filo rosso che unisce i problemi nel tempo. Le canzoni della Macina derivano in gran parte dalla riscoperta quasi filologica di materiale tradizionale marchigiano che è potuto così essere strappato all'oblio, mentre le nostre raccontano di una realtà legata in gran parte al presente. Se si guarda attentamente ci si accorge che cambia il contesto temporale, ma le problematiche sono sostanzialmente le stesse".
Roberto CASELLI , JAM, Viaggio nella musica, Anno XI, Numero 104, Maggio 2004