Guido FESTINESE ,23 Febbraio, 2004; il Manifesto , giovedì 4 Marzo 2004; World Musis Magazine,n. 66, Maggio-Giugno, 2004
Per quanto mi riguarda, Macina-Gang, Nel tempo ed oltre, cantando è "il" disco italiano del 2004... Guido FESTINESE, Genova, 23 Febbraio, 2004
GUERRIGLIERI FOLK-ROCK IN AZIONE
"[...] Al Festival di Mantova oggi sarà presentato Nel tempo ed oltre, cantando, splendida collaborazione fra il gruppo folk marchigiano La Macina ed il gruppo veterano in Italia del combat rock, i Gang dei Fratelli Severini.
Il tutto era successo, in epitome, sul palco del marchigiano Festival Folk di Monsano nel 2000: un annusarsi reciproco, un capire, passo dopo passo, nota dopo nota, che la distanza è minima fra chi lavora al recupero del canzoniere di un'Italia contadina e protoindustriale di fatica che non c'è più o quasi, e chi cerca di cantare un'Italia dell'oggi dove la fatica è nascosta, ma è sempre la medesima (magari cambia il colore della pelle), e il grido in musica è rock nudo e crudo.
Da una parte La Macina, uno dei gruppi cardine del folk revival italiano: che significa opera di tessitura, di memoria, di rapporti sul territorio, produzioni discografiche incessanti nei decenni, sino a ricostruire una mappa possibile degli "alberi di canto" che abitavano nel cuore d'Italia.
Dai canti di filanda al canto "a vatocco", straordinario ed espressionistico urlo di furore e di gioia, dalle ballate narrative ai canti di scherno che il tempo avrebbe poi disperso.
Dall'altra parte i Gang, creatura dei fratelli Severini, uno dei pochi gruppi rock che nella Penisola possano andare a testa alta, combat rock affilato come un rasoio e dolce come un racconto sul punto di svanire: esattamente come i brani raccolti da Gastone Pietrucci della Macina.
S'erano incontrati, avevano capito che il percorso del rock d'autore fatto di storie vere (senza "revisionismi nascosti") e il percorso della canzone d'autore sarebbero potute diventare due facce della stessa medaglia. C'era stato anche qualche prodromo: ad esempio la presenza dei fratelli Severini in Aedo malinconico ed ardente, fuoco ed acque di canto, un capo d'opera del folk italiano ad opera di Pietrucci: a ciglio asciutto, senza una sbavatura.
Adesso la scommessa più difficile, e più bella: La Macina e i Gang assieme, a scambiarsi i repertori.
Gli uni offrono brani che non hanno tempo, e chiedono alla Gang elettricità bruciante, gli altri il loro canzoniere di eroi che hanno "le radici e le ali", e che non avrebbero voluto essere tali, come i fratelli Cervi, come i partigiani, come Eurialo e Niso in una ballata di straordinaria intensità .
Tutto assieme è Nel tempo ed oltre, cantando, un bel titolo preso a prestito da un verso del poeta Alfonso Gatto: un cd (ed. Storie di Note) che, se ci saranno orecchie attente, potrebbe bissare lo straordinario exploit del "fischio del vapore" dell'accoppiata De Gregori-Marini, a restituire dignità ai canzonieri lasciati all'oblio comodo ai potenti di turno. Ci sono musiche che non si lasciano descrivere a parole: hanno bisogno di contatto, di esplodere in quell'evidenza di forza che nessun progetto a tavolino può fornire. Così è in questo disco, quasi interamente registrato in "presa diretta" al Teatro Alfieri di Montemarciano, dove le filastrocche popolari prendono code urticanti di chitarre elettriche, dove l'antica ballata Cecilia (tramandata da buona parte dei ricercatori di fine Ottocento) diventa una sorta di "rock delle radici". Ed il contrario.
Perchè Kowalsky dei Gang sembra un inno di resistenza scritto un sessantennio fa, e qui suona come un'autentica "canzone popolare". Così come Sesto San Giovanni dei Gang, con lo strazio amaro della voce di Pietrucci, e un gioco di specchi doppio, perchè l'arpeggio iniziale non può non rammentare Right between the eyes di Crosby, Stills, Nash & Young. Vengono in mente i gruppi migliori del rock indipendente dell'altra parte dell'Oceano, a cominciare dalla Willard Grant Conspiracy. Ma qui è tutta roba nostra: di ieri, ed invece è oggi, di oggi, costruito su una sequenza di ieri che il tempo e i contrabbandieri della storia vorrebbero portarci via".
Guido Festinese, il Manifesto, 4 Marzo, 2004
"Ricorderete senz'altro un disco di un paio di anni fa di Gastone Pietrucci, per una volta non accreditato a tutta La Macina, la splendida creatura musicale che lavora sulla tradizione nelle Marche: Aedo Malinconico ed ardente, fuoco ed acque di canto, un lavoro che, crediamo, abbia un posto riservato e speciale nella "discoteca dell'anima" delle cose che non si devono dimenticare. Lì c'era stata la prova generale della collaborazione fra la Macina e i Gang - in realtà anticipata da un annusarsi reciproco sui palcoscenici, senza trucchi e senza rete. Due esempi di fierezza messi assieme, una "colla della memoria" e due reagenti che assieme sprigionano forza e tenerezza. Adesso il connubio Macina e Gang è realtà a tutti gli effetti. Con un disco che prende le mosse ancora una volta dalle parole di un poeta, Alfonso Gatto, e che centra sin dal titolo l'obbiettivo: perchè la tradizione, per dirla con Confucio, non è vegliare sulle ceneri, ma saper coltivare le scintille e tenere acceso il fuoco. Qui troverete un incendio elettrico che comincia con un altro titolo profetico, Le radici e le ali, un incendio che è la forza nuda e poetica di un possibile canzoniere popolare costruito con le schegge della tradizione orale e gli spezzoni brucianti del combat rock militante. Mordono le chitarre con guizzante, saggio vigore, morde la voce antica ed essenziale di Pietrucci a dominare un flusso di idee, storie, percorsi individuali e collettivi lontani dall'oblio."
Guido Festinese, World Music Magazine, n. 66, Maggio-Giugno, 2004