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Simone ARMINIO ,La Macina della tradizione, Terra, N° 335, 2 Febbraio 2010
La Macina della tradizione
Inviato da redazione il Gio, 11/02/2010 - 21:30 : TERRA, nUMERO 335
Simone Arminio
MUSICA. Da oltre quarant’anni Gastone Pietrucci conduce la sua ricerca sul passato. Un viaggio tra borghi, antichi cantori e un collettivo musicale che rilegge e fa rivivere la musica popolare.
Il tempo che ha reso perfettamente bianchi i suoi capelli non pesa affatto sulla voce e sul corpo di Gastone Pietrucci, di professione aedo malinconico. Dopo anni di ricerca e riproposizione della tradizione orale marchigiana, Pietrucci da queste parti non è più solo un artista: piuttosto un’istituzione, e i suoi concerti un momento di ricongiungimento collettivo.
A dimostrarlo sono le settecento persone che da tutta la regione hanno raggiunto, lo scorso 6 febbraio, l’antico Teatro G. B. Pergolesi di Jesi. L’occasione è ghiotta: con la presentazione di Aedo malinconico ed ardente, fuoco ed acque di canto, vol. III (da marzo nei negozi per Storie di note), si conclude un percorso iniziato nel 2001 e dedicato alla tradizione orale marchigiana, rielaborata grazie al contributo di ospiti del calibro di Ambrogio Sparagna, Marco Poeta, la Banda Osiris, Marino e Sandro Severini dei Gang.
A dimostrarlo sono le settecento persone che da tutta la regione hanno raggiunto, lo scorso 6 febbraio, l’antico Teatro G. B. Pergolesi di Jesi. L’occasione è ghiotta: con la presentazione di Aedo malinconico ed ardente, fuoco ed acque di canto, vol. III (da marzo nei negozi per Storie di note), si conclude un percorso iniziato nel 2001 e dedicato alla tradizione orale marchigiana, rielaborata grazie al contributo di ospiti del calibro di Ambrogio Sparagna, Marco Poeta, la Banda Osiris, Marino e Sandro Severini dei Gang.
Eppure, ospiti e canzoni a parte, si fa ben presto a capire chi sia il vero protagonista della serata. Musicista carismatico e appassionato ricercatore, Gastone Pietrucci da quarant’anni porta avanti una missione, anzi due. La prima, di piglio antropologico e filologica perizia, consiste nello scandagliare i borghi e le campagne marchigiane alla ricerca dei suoi preziosi informatori. Anziane filandare, contadini e lavandaie, la cui memoria è spesso l’unica impronta di una perduta tradizione orale.
La seconda è quella che lo ha reso così conosciuto: dal 1968, anno di fondazione del collettivo musicale La Macina, Gastone Pietrucci incide e porta perennemente in tour i canti recuperati, i frammenti poetici, i saltarelli e il frutto migliore delle sue ricerche, riconsegnando la storia alla storia. Sua celebre contraddizione è lavorare da sempre su due vie artistiche del tutto inconciliabili: da una parte stanno le rigorose e fedeli riproposizioni della tradizione popolare, incisa negli anni dalla Macina, dall’altra ecco spuntare ciclicamente le sue “indegne” commistioni, con il rock, il cantautorato, la letteratura.
Il fatto è che per Gastone Pietrucci il concetto di popolare è così autentico da risultare ben poco inquadrabile: popolare, dice lui, è tutto ciò che appartiene al popolo e alla sua storia. Da qui, ad esempio, la scelta di rimusicare (a suon di fisarmoniche e saltarelli) l’intera opera di De André, le poesie di Pasolini o i brani di Piero Ciampi. Oppure quella volta in cui trascinò i Gang, storica band di rock e d’impegno, in un’operazione del tutto visionaria: un album (Nel tempo ed oltre cantando) in cui la Macina canta i brani dei Gang come fossero stornelli di lavandaie, e i Gang ripropongono la tradizione marchigiana armati di fender, jeans attillati e assoli mozzafiato.
Ogni volta il miracolo di Gastone Pietrucci è convincere anche i più scettici su come la musica colta possa andare a braccetto con quella ignorante. Fra i ricreduti anche Enrico De Angelis, studioso di musica d’autore e fondatore del Premio Tenco: «Sono cresciuto, come tanti - scrive nella prefazione di questo Aedo vol. III - imparando una fondamentale distinzione: quella tra canzone popolare e canzone d’autore. Poi è arrivata La Macina. E ha scombussolato tutti i miei schemi».
Gastone emozionato ringrazia, e lancia un appello alle istituzioni per salvare il suo Centro di Tradizione Popolare: un archivio di migliaia e migliaia di registrazioni di canti, frammenti e memorie orali dal valore inestimabile, che senza una sede e un programma di digitalizzazione ricadrebbero nell’oblio. Poi, instancabile, annuncia il prossimo progetto. Si chiamerà “Con la mia voce in spalla”, e coinvolgerà i migliori musicisti popolari italiani, dal Piemonte alla Sicilia: tutti porteranno in dono a Gastone Pietrucci una canzone. Lui, voce in spalla, ci metterà la sua storia.
La seconda è quella che lo ha reso così conosciuto: dal 1968, anno di fondazione del collettivo musicale La Macina, Gastone Pietrucci incide e porta perennemente in tour i canti recuperati, i frammenti poetici, i saltarelli e il frutto migliore delle sue ricerche, riconsegnando la storia alla storia. Sua celebre contraddizione è lavorare da sempre su due vie artistiche del tutto inconciliabili: da una parte stanno le rigorose e fedeli riproposizioni della tradizione popolare, incisa negli anni dalla Macina, dall’altra ecco spuntare ciclicamente le sue “indegne” commistioni, con il rock, il cantautorato, la letteratura.
Il fatto è che per Gastone Pietrucci il concetto di popolare è così autentico da risultare ben poco inquadrabile: popolare, dice lui, è tutto ciò che appartiene al popolo e alla sua storia. Da qui, ad esempio, la scelta di rimusicare (a suon di fisarmoniche e saltarelli) l’intera opera di De André, le poesie di Pasolini o i brani di Piero Ciampi. Oppure quella volta in cui trascinò i Gang, storica band di rock e d’impegno, in un’operazione del tutto visionaria: un album (Nel tempo ed oltre cantando) in cui la Macina canta i brani dei Gang come fossero stornelli di lavandaie, e i Gang ripropongono la tradizione marchigiana armati di fender, jeans attillati e assoli mozzafiato.
Ogni volta il miracolo di Gastone Pietrucci è convincere anche i più scettici su come la musica colta possa andare a braccetto con quella ignorante. Fra i ricreduti anche Enrico De Angelis, studioso di musica d’autore e fondatore del Premio Tenco: «Sono cresciuto, come tanti - scrive nella prefazione di questo Aedo vol. III - imparando una fondamentale distinzione: quella tra canzone popolare e canzone d’autore. Poi è arrivata La Macina. E ha scombussolato tutti i miei schemi».
Gastone emozionato ringrazia, e lancia un appello alle istituzioni per salvare il suo Centro di Tradizione Popolare: un archivio di migliaia e migliaia di registrazioni di canti, frammenti e memorie orali dal valore inestimabile, che senza una sede e un programma di digitalizzazione ricadrebbero nell’oblio. Poi, instancabile, annuncia il prossimo progetto. Si chiamerà “Con la mia voce in spalla”, e coinvolgerà i migliori musicisti popolari italiani, dal Piemonte alla Sicilia: tutti porteranno in dono a Gastone Pietrucci una canzone. Lui, voce in spalla, ci metterà la sua storia.
Simone ARMINIO· da: TERRA, N° 335, 11/02/2010
Ultimo aggiornamento (Giovedì 06 Maggio 2010 10:54)