FABIO ANTONELLI, da ESTATICA ENCICLOPEDIA DELLA MUSICA ITALIANA- 9 GIUGNO 2010
Recensione dell' AEDO MALINCONICO ED ARDENTE, FUOCO ED ACQUE DI CANTO (Vol. III)
di FABIO ANTONELLI , da ESTATICA, Enciclopedia della Musica Italiana del 9 Giugno 2010
Voto: 8.8/10
Basterebbe riportare integralmente la prefazione di Enrico De Angelis a questo terzo episodio che completa la trilogia dell’ Aedo malinconico e ardente, fuoco ed acque di canto per fornire un quadro esaustivo dell’importanza di questa opera, ma voglio invece tentare una mia via personale tesa a dimostrare la bellezza di questo disco ed invogliare i lettori a cercarlo ed amarlo.
Prima di tutto, come già anticipato, è un terzo episodio, quello conclusivo di una trilogia ma attenzione è un disco che gode di vita propria ed autonoma, io stesso non conosco e a questo punto me ne pento i primi due episodi, però ho potuto gustare a pieno e con profondo appagamento questo sopraffino lavoro.
In proposito Gastone Pietrucci, voce de La Macina, scrive: “Un lavoro che seguendo la linea del primo (ripresa e nuove interpretazioni di brani già precedentemente incisi, insieme a brani inediti, registrato in presa diretta) prosegue ed amplifica la linea già intrapresa dal secondo: quello dell’inserimento, in scaletta, di ben cinque brani al di fuori del repertorio “popolare” marchigiano de la Macina. Tanto che al tradizionale sottotitolo “Canti della cultura orale marchigiana” è stato aggiunto “ed altri percorsi””.
Ecco così chiarito l’ambito in cui si muove il progetto che vede protagonista principale La Macina uno storico gruppo di musica popolare e marchigiana, che ha un grande punto di forza nella voce rauca e scura di Gastone Pietrucci, interprete capace ad esempio di interpretare con la stessa sincera e viva passione un canto tradizionale come “Coraggio amore mio…”, uno dei tanti canti popolari di protesta nati dopo l’imposizione nel 1799 da parte di Napoleone Bonaparte della coscrizione obbligatoria e “Il Natale è il 24” di Piero Ciampi, canzone appartenente al periodo romano del cantautore livornese, un periodo artisticamente felice perché arrivato nella capitale fu accolto con favore, si sentì circondato da amici, eccolo allora citare tra dramma e farsa le loro disgrazie, mentre lui, com’era nel suo stile, per vederci chiaro si beve un litro di vino, si ferma ad una stazione per fuggire verso un qualsiasi altrove, ma ormai “senza amici e senza amore. Il Natale è il 24”, non gli resta che abbandonarsi all’anarchia ed alla follia senza alcun nesso logico.
Ma queste due canzoni sono solo due esempi di questa commistione tra canzone popolare e canzone d’autore, a dimostrazione che i confini sono spesso labili e forse non ha senso rifarsi a rigidi schematismi, io personalmente parlerei piuttosto di musica di qualità e qui la qualità non manca certo, provate ad ascoltare “E’ lunga la strada”, canzone appartenente al repertorio politico anni ’70, forse quello meno conosciuto, di Virgilio Savona, mente del Quartetto Cetra, con la presenza di Sandro Severini alla chitarra elettrica, le voci di Gastone Pietrucci e Marino Severini che si alternano, questa preziosa registrazione è stata effettuata al Teatro Ariston di Sanremo in occasione della 29° Rassegna della Canzone d’Autore e l’effetto che ne si ricava è un’emozione davvero palpabile.
Tornando poi al repertorio tradizionale come non citare “Angelo che me l’hai ferito ‘l core…”, qui la struttura del canto è semplice e monostrofica, ma il risultato è davvero di grande intensità grazie alle voci di Pietrucci e Severini, un brano decisamente lento, dolente, emozionante passo dopo passo.
Così come pieno di colore e fascino è “La pora Giulia”, un canto tipico dei repertori del cantastorie qui trasformato in uno stupendo fado grazie all’arrangiamento di Marco Poeta che si inerpica con la sua chitarra portuguesa lungo sentieri inesplorati, portando alla commozione più vera.
Totalmente differente è invece l’atmosfera che si respira ascoltando “Mariuccina a mme mme gela…” che grazie anche alla presenza della Banda Osiris si sviluppa con toni ironici, baldanzosi, direi quasi grotteschi.
Punti alti sono poi “So’ stato a llavorà a Montesicuro…” e “Supplica a mia madre”, il primo è un canto di lavoro e di protesta reso famoso da Caterina Bueno sempre molto attuale, basta pensare alle tante, troppe morti sul lavoro che caratterizzano la nostra Italia, un paese davvero poco civile da questo punto di vista, il secondo utilizza uno dei componimenti poetici più toccanti ed intimi di Pier Paolo Pasolini, versi capaci di mettere a nudo tutte le contraddizioni della sua vita con quelle parole così sincere e sofferte “Tu sei la sola al mondo che sa, del mio cuore, / ciò che è stato sempre, prima d’ogni altro nome”, occorre dire che Taborro e Pietrucci hanno saputo vestire di musica il componimento senza sovrastarlo, lasciando alle parole lo spazio che meritano e con la grande chitarra portuguesa di Marco Poeta a fare il resto.
Il tutto si sarebbe potuto chiudere qui e sarebbe stato comunque un ottimo disco, ma prima del congedo troviamo ancora un brano di spessore mi riferisco a “To the inknown man” di Vangelis Papathanassiou che nella versione italiana di Annamaria Testa diventa “Dicono di me”, è davvero il gran finale.
Che aggiungere di più, una curiosità: il disco presenta anche una traccia 0, trattasi di “Tuto è corpo d’amore”, uno dei capolavori poetici della seconda metà del novecento, opera del poeta marchigiano Franco Scataglini, il pezzo realizzato su musiche de La Macina seppur interamente registrato non è stato però incluso nel disco per volontà degli eredi del poeta.
Il mio consiglio è di cercare questo disco, perché porta con se un patrimonio storico di indubbio valore e ha come protagonisti artisti di grande livello qualitativo, ma soprattutto carichi di un’umanità e di una sincerità di intenti a tratti disarmante.
La stessa rcenzione appare anche sul sito: Musica dal sottosuolo, 9 Giugno 2010
Ultimo aggiornamento (Venerdì 11 Giugno 2010 16:32)