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La Macina - Gruppo di ricerca e canto popolare
Enrico de ANGELIS ,Presentazione al terzo CD di Gastone Pietrucci-La Macina: "Aedo malinconico ed ardente, fuoco ed acque di canto"
Sono cresciuto, come tanti, imparando una fondamentale distinzione, quella tra canzone popolare e canzone d’autore. Ho acquisito la prima come appartenente alla tradizione orale del popolo, come espressione diretta delle classi “subalterne”, le quali la fanno propria tramandandola nel tempo e modificandola continuamente secondo le esigenze e gli stimoli delle diverse epoche e dei diversi ambienti. La seconda è invece scritta da individualità educate, artigianalmente abili, o addirittura professionistiche; e però ha un’immediatezza (diciamo di imitazione popolare) che la rende diffusa in larghi strati sociali. Si sa che sono distinzioni non nette: c’è una musica “di consumo” più vicina al folclore (quella dei cantastorie per esempio) e una più legata a modi intellettuali (anche qui un esempio: le arie e le romanze d’opera isolate e arrangiate come passatempo da salotto).
Poi è arrivata La Macina. E ha scombussolato tutti i miei schematismi. Avevo sentito parlare di loro come di un grande gruppo di ricerca e riproposta della musica di tradizione orale marchigiana. Ne tesseva le lodi nientemeno che Giovanna Marini, che attribuiva un “rigore non ostentato” al loro lavoro; dunque quale migliore garanzia per includerla nel casellario del canto popolare? Poi improvvisamente scopro, non so più come, che avevano messo su un intero spettacolo su Fabrizio De André. Ma come? Che c’entrava? Quindi arriverà Luigi Tenco, e poi Piero Ciampi, e ora Domenico Modugno.
A ben vedere, questi cantautori non erano scelti a caso, voglio dire non solo per la loro qualità intrinseca, ma anche perché in effetti hanno tutti qualcosa a che fare con il “popolare”. Nella sua vita De André ha utilizzato pastorelle medievali, antiche ballate inglesi e francesi, anonimi napoletani, il dialetto arcaico di Genova con tutte le sue influenze mediterranee. Tenco ha iniziato e chiuso la sua carriera artistica con esplicite dichiarazioni in questo senso: ha introdotto il suo primo album invocando “non la musica leggera o da ballo ma la musica popolare” e ci ha lasciato il progetto incompiuto di un disco con titoli in prevalenza tradizionali. Ciampi ha dalla sua un’evidente vocazione “orale” nella musicalità, nell’improvvisazione, nella frammentarietà, nel prestarsi alla continua modificazione e trasformazione, che lo accomuna al patrimonio folclorico. E che dire di Modugno, così radicato nell’humus dei dialetti (lui, pugliese, cantava in siciliano e in napoletano), nella cultura popolaresca, nella fisicità, nel costume, nel linguaggio del Mediterraneo.
Non potevo non entrare in contatto con questi singolari personaggi della Macina, perché, se di musica popolare ho una qualche infarinatura, alla canzone d’autore ho dedicato una vita. Scopro così un’intera compagnia di belle persone, cordiali, illuminate, artisticamente entusiasmanti. Scopro la simpatia e la voce rauca e ombrosa di Gastone Pietrucci, che con la stessa confidenza e lo stesso amore canta i documenti della tradizione marchigiana e i capolavori dei più grandi cantautori italiani. Addirittura imbastisce un concerto dove ogni canzone di De André viene affiancata ad un pezzo popolare che in qualche modo vi si collega. Incredibilmente, la Macina si unisce a uno storico e tiratissimo gruppo rock, i Gang, per realizzare, oltre che innumerevoli incontri dal vivo, un disco metà in dialetto e metà in lingua, che gli merita l’invito al Premio Tenco. Ancor più incredibilmente, mi chiamano a fare voce narrante in uno spettacolo su Ciampi. Scopro i loro dischi, tra cui un paio dal titolo davvero bizzarro e irripetibile, “Aedo malinconico ed ardente, fuoco ed acque di canto”: un titolo che qualunque ufficio di marketing discografico avrebbe immediatamente bocciato. Dentro ci sono i canti della cultura orale marchigiana, ma ci sono anche echi di Moni Ovadia, di Dodi Moscati, di Giovanna Marini, degli stessi Gang, ovvero di grandi “autori” della musica e del teatro del nostro Paese.
Ora l’astruso titolo di Pietrucci completa una sua trilogia con il presente album, per così dire antologico di tante e varie esperienze, per cui anche qui troviamo brani anonimi e altri d’autore, e che autori: Franco Scataglini, Virgilio Savona, Piero Ciampi, Pier Paolo Pasolini, Vangelis. Per non parlare di “ospitate” come quelle della Banda Osiris o di Ambrogio Sparagna. Anche stavolta, il repertorio contempla i due estremi della tradizione orale e della poesia scritta, così come quelle fasce intermedie che si esemplificava prima: un canto narrativo da cantastorie, una serenata eseguita con un’orchestra classica.
Ecco così in successione, il poeta Scataglini musicato da Adriano Taborro, come una lauda (dicone bene Massimo Raffaeli e Francesco Scarabicchi) a cui non è però estraneo l'organo hammond. Stornelli campagnoli d'amore messi nelle mani, nelle chitarre e nei controcanti dei Gang. Il provvidenziale recupero del meno noto repertorio civile e politico anni '70 di Virgilio Savona, il genio del Quartetto Cetra, nel contesto di un progetto dedicato a Savona dal Club Tenco. Un foglio volante diffuso tra le filandare che si immagina svolazzare fino in Portogallo e diventare fado con la chitarra di Marco Poeta. L'anarchia esistenziale, il delirio di onnipotenza poetica di Piero Ciampi, per il quale il Natale è il 24. Un inedito frammento che, nell'originale spirito dinamico della musica popolare, ci integra una ballata che Caterina Bueno ci ha fatto amare. Una straziante protesta antimilitarista e antinapoleonica che ahimè si potrebbe cantare oggi per tutti quelli mandati alle guerre del nostro tempo. I doppi sensi di un contrasto cumulativo calato in mezzo ai circensi sberleffi strumentali della Banda Osiris. Un frammento raccolto da due sarte di Jesi che si apre, si dilata, si innalza lentamente, sospinto dagli archi di un'orchestra da camera. Un canto di lavoro prelevato dallo storico "Ci ragiono e canto" di Dario Fo, per il quale La Macina chiama a soccorso il ritmo della chitarra elettrica, del basso e dell'organo hannond. L'angoscia di Pasolini resa leggera e fatalista dalla musica e dal canto di Taborro & Pietrucci. Un gioiellino di Vangelis che sembra uscito, guarda caso, dalla penna di Piero Ciampi.
Ce n’è per tutti: per chi ama Piero Ciampi, appunto, e per chi ama Caterina Bueno. La Macina ha cancellato confini, ha abbattuto frontiere come dovrebbe essere ovunque per qualsiasi genere di frontiere.
Enrico de ANGELIS, Verona, 27 Dicembre 2009
Ultimo aggiornamento (Venerdì 14 Maggio 2010 20:46)
Paolo TERMENTINI ,Su Scataglini ripensateci, Pietrucci supplica gli eredi, Il Messaggero, Lunedì 8 Febbraio 2010.GIORNO E NOTTE
Jesi / L'accorato appello della Macina a fine concerto davanti al teatro gremito.
Tuto è corpo d'amore, un'assenza-presenza nel nuovo disco. Applausi anche per Marco Poeta, i Gang e gli altri musicisti.
SU SCATAGLINI RIPENSATECI, PIETRUCCI SUPPLICA GLI EREDI.
Eredi di Scataglini, ripensateci. Sabato sera, davanti a un Pergolesi gremito per la presentazione del terzo e ultimo atto dell' Aedo malinconico ed ardente, fuoco ed acque di canto, Gastone Pietrucci, anima e leader storico de La Macina, ha stupito tutti con il suo appello accorato, "affinchè questa assurda, kafkiana querelle finisca e venga concessa la sospirata liberatoria. Se c'è qualcuno che ha perso - ha aggiunto - è l'arte, la poesia, la musica, il buon senso". Applausi. Un concerto segnato da un'assenza che è stata comunque presenza. Quella del grande poeta dorico Franco Scataglini. Tuto è corpo d'amore, che avrebbe aperto il disco se gli eredi non avessero negato i diritti, è stata cancellata da una riga rossa, traccia numero "0" in cima alla lista delle canzoni. Una ferita viva, non ancora cicatrice. Sanguigno, inossidabile, Gastone Pietrucci ha tenuto i fili di uno spettacolo pieno di sfaccettature. Cantando, naturalmente, con la sua voce graffiata e profonda, ma anche raccontando, prima di ogni brano, le storie e i motivi che ne hanno permesso il concepimento. Rispettata la scaletta del disco.
Angelo che me l'hai ferito 'l core..., con i Gang, in un restauro rock che ne ha mantenuto i toni nostalgici. E' lunga la strada, sempre con i Gang, una perla di cantautoriato civile, omaggio al repertorio meno noto di Virgilio Antonio Savona, compianto leader del mitico Quartetto Cetra. La "pora" Giulia lascito prezioso delle filandare jesine che la guitarra portuguesa di Marco Poeta ha trasformato in un fado avvolgente. Il Natale è il 24 del grande Piero Ciampi. I tradizionali Mentre che rsatrellava..., canto dalle origini smarrite e Coraggio amor mio..., lamento antibellico. La bizzarra versione di Mariuccina a mme mme gela..., una chicca grazie all'arrangiamento della Banda Osiris (a causa della loro assenza offerta al pubblico direttamente dal disco). Dormi dormi mia giovane 'nesta..., eseguita in acustica con l'orchestra da camera del maestro Stefano Campolucci, uno dei momenti più intimi e commoventi della serata. So' stato a llavorà a Montesicuro..., attualissimo spaccato sulle morti bianche. Infine Supplica a mia madre, struggente poesia di Pier Paolo Pasolini e Dicono di me di Vangelis, proposta della versione di Annamaria Testa. Poi altre sorprese. Due fascinose melodie di Marco Poeta, accompagnato dall'arpa di Lucia Galli e dall'oboe di Andrea Andreani. "Col pugno nella mano", ragalo di Alberto Cesa, fondatore del gruppo piemontese Cantovivo e tra i più grandi interpreti del folk revival, da poco scomparso e a lungo applaudito. "Sesto San Giovanni" dei Gang e il tradizionale "E' ffinidi i bozzi boni...", naturalmente eseguite con i fratelli Severini. Dopo i ringraziamenti, gran finale con tutti gli ospiti sul palco a cantare la Pasquella , accompagnati dal coro e dal battito della mani di un teatro intero.
Paolo TERMENTINI, Su Scataglini ripensateci, Pietrucci supplica gli eredi, Il Messaggero, Anno 132. N° 38, Lunedì 8 Febbraio, 2010.
Ultimo aggiornamento (Giovedì 06 Maggio 2010 10:52) Raimondo MONTESI ,Ovazione per il disco della Macina orfano di Scataglini, il Resto del Carlino, Lunedì 8 Febbraio 2010.Tutto esaurito a Jesi. Pietrucci ricorda ben 3 volte il poeta anconetano.
OVAZIONE PER IL DISCO DELLA MACINA ORFANO DI SCATAGLINI.
Ancora una serata di grande musica, poesia ed emozioni vere in compagnia di Gastone Pietrucci, della Macina e dei loro tanti 'amici'. Sabato, a Jesi, un Teatro Pergolesi da tutto esaurito ha accolto la presentazione in prima nazionale del terzo volume della trilogia "Aedo malinconico ed ardente, fuoco ed acque di canto". Un concerto splendido, con grandi artisti come i Gang, Marco Poeta e l'applauditissima Orchestra da camera della Scuola Pergolesi diretta da Stefano Campolucci, offuscato da un'unica ombra. Quella di un grande 'assente': il poeta Franco Scataglini.
Il disco doveva aprirsi infatti con una delle sue più belle poesie, "Tuto è corpo d'amore" , musicata da La Macina. L'improvvisa opposizione degli eredi del poeta lo ha impedito. Sul disco il titolo del brano c'è (è il numero '0'), ma è cancellato da una riga rossa dal tratto irregolare, come una forzata cancellatura dell'ultimo minuto. Nel libretto si legge che 'per espressa volontà degli eredi di Franco Scataglini la canzone Tuto è corpo d'amore non può essere inclusa in questo cd'. Sopra, un breve ma significativo scritto del poeta Francesco Scarabicchi e del critico Massimo Raffaeli, i due grandi amici e collaboratori del maestro, che lodano l'operazione artistica della Macina, definita "una loro specialissima offerta, un omaggio di cuore". Pietrucci per ben tre volte ricorda la vicenda. All'inizio del concerto cita "il lavoro decennale sull'opera di Scataglini", con le 24 poesie musicate dal gruppo: "Non potrete ascoltare una delle sue poesie più belle - spiega Pietrucci -. Ce l'hanno proibito. Ma nel disco c'è il titolo, amaramente cancellato con un filo rosso". Poco prima dell'esecuzione di "Supplica a mia madre", una poesia di Pasolini, Pietrucci dice: "Con piacere e rammarico ricordo che gli eredi di Pasolini ci hanno dato senza problemi il permesso di utilizzare i suoi versi. Non abbiamo avuto la stessa fortuna con quelli di Scataglini. E' un grandissomo dispiacere. Ci sarebbe piaciuto aprire il disco con questo grande poeta anconetano". Poi, nel finale, nel momento dei ringraziamenti, Pietrucci dice "grazie a Scataglini e alla sua straordinaria opera. Rivolgo un accorato appello agli eredi affinchè questa assurda, incresciosa, kafkiana querelle venga risolta. Perchè se qualcuno ha perso in questa vicenda, è stata la poesia, la musica e il buonsenso".
Raimondo MONTESI, Ovazione per il disco della Macina orfano di Scataglini, il Resto del Carlino, Anno 125/55- Numero 6, Lunedì 8 febbraio 2010.
Ultimo aggiornamento (Giovedì 06 Maggio 2010 10:52) Simone ARMINIO ,La Macina della tradizione, Terra, N° 335, 2 Febbraio 2010La Macina della tradizioneInviato da redazione il Gio, 11/02/2010 - 21:30 : TERRA, nUMERO 335
Simone Arminio
MUSICA. Da oltre quarant’anni Gastone Pietrucci conduce la sua ricerca sul passato. Un viaggio tra borghi, antichi cantori e un collettivo musicale che rilegge e fa rivivere la musica popolare.
Il tempo che ha reso perfettamente bianchi i suoi capelli non pesa affatto sulla voce e sul corpo di Gastone Pietrucci, di professione aedo malinconico. Dopo anni di ricerca e riproposizione della tradizione orale marchigiana, Pietrucci da queste parti non è più solo un artista: piuttosto un’istituzione, e i suoi concerti un momento di ricongiungimento collettivo.
A dimostrarlo sono le settecento persone che da tutta la regione hanno raggiunto, lo scorso 6 febbraio, l’antico Teatro G. B. Pergolesi di Jesi. L’occasione è ghiotta: con la presentazione di Aedo malinconico ed ardente, fuoco ed acque di canto, vol. III (da marzo nei negozi per Storie di note), si conclude un percorso iniziato nel 2001 e dedicato alla tradizione orale marchigiana, rielaborata grazie al contributo di ospiti del calibro di Ambrogio Sparagna, Marco Poeta, la Banda Osiris, Marino e Sandro Severini dei Gang. Eppure, ospiti e canzoni a parte, si fa ben presto a capire chi sia il vero protagonista della serata. Musicista carismatico e appassionato ricercatore, Gastone Pietrucci da quarant’anni porta avanti una missione, anzi due. La prima, di piglio antropologico e filologica perizia, consiste nello scandagliare i borghi e le campagne marchigiane alla ricerca dei suoi preziosi informatori. Anziane filandare, contadini e lavandaie, la cui memoria è spesso l’unica impronta di una perduta tradizione orale.
La seconda è quella che lo ha reso così conosciuto: dal 1968, anno di fondazione del collettivo musicale La Macina, Gastone Pietrucci incide e porta perennemente in tour i canti recuperati, i frammenti poetici, i saltarelli e il frutto migliore delle sue ricerche, riconsegnando la storia alla storia. Sua celebre contraddizione è lavorare da sempre su due vie artistiche del tutto inconciliabili: da una parte stanno le rigorose e fedeli riproposizioni della tradizione popolare, incisa negli anni dalla Macina, dall’altra ecco spuntare ciclicamente le sue “indegne” commistioni, con il rock, il cantautorato, la letteratura. Il fatto è che per Gastone Pietrucci il concetto di popolare è così autentico da risultare ben poco inquadrabile: popolare, dice lui, è tutto ciò che appartiene al popolo e alla sua storia. Da qui, ad esempio, la scelta di rimusicare (a suon di fisarmoniche e saltarelli) l’intera opera di De André, le poesie di Pasolini o i brani di Piero Ciampi. Oppure quella volta in cui trascinò i Gang, storica band di rock e d’impegno, in un’operazione del tutto visionaria: un album (Nel tempo ed oltre cantando) in cui la Macina canta i brani dei Gang come fossero stornelli di lavandaie, e i Gang ripropongono la tradizione marchigiana armati di fender, jeans attillati e assoli mozzafiato. Ogni volta il miracolo di Gastone Pietrucci è convincere anche i più scettici su come la musica colta possa andare a braccetto con quella ignorante. Fra i ricreduti anche Enrico De Angelis, studioso di musica d’autore e fondatore del Premio Tenco: «Sono cresciuto, come tanti - scrive nella prefazione di questo Aedo vol. III - imparando una fondamentale distinzione: quella tra canzone popolare e canzone d’autore. Poi è arrivata La Macina. E ha scombussolato tutti i miei schemi». Gastone emozionato ringrazia, e lancia un appello alle istituzioni per salvare il suo Centro di Tradizione Popolare: un archivio di migliaia e migliaia di registrazioni di canti, frammenti e memorie orali dal valore inestimabile, che senza una sede e un programma di digitalizzazione ricadrebbero nell’oblio. Poi, instancabile, annuncia il prossimo progetto. Si chiamerà “Con la mia voce in spalla”, e coinvolgerà i migliori musicisti popolari italiani, dal Piemonte alla Sicilia: tutti porteranno in dono a Gastone Pietrucci una canzone. Lui, voce in spalla, ci metterà la sua storia. Simone ARMINIO· da: TERRA, N° 335, 11/02/2010
Ultimo aggiornamento (Giovedì 06 Maggio 2010 10:54) Tiziana TOBALDI ,Aedo malinconico ed ardente, fuoco ed acque di canto, Voce della Vallesina, Anno LVII-N. 7- Domenica 28 febbraio 2010GASTONE PIETRUCCI-LA MACINA: PRESENTATO IN TEATRO IL SEDICESIMO DISCO CHE COMPLETA LA TRILOGIA DEL GRUPPO FOLK
"AEDO MALINCONICO ED ARDENTE, FUOCO ED ACQUE DI CANTO"
Dopo oltre quarant'anni di ricerca sulle tradizioni popolari della cultura orale marchigiana, una intensa attività musicale con la produzione di quindici lavori discografici, La Macina, uno dei gruppi storici del folk revival italiano, ha presentato sabato 6 febbraio, al Teatro Pergolesi di Jesi, il suo sedicesimo CD, ultimo volume della trilogia dell' Aedo malinconico ed ardente, fuoco ed acque di canto, edito da Storie di Note. L'evento ha avuto il patrocinio del Comune e dell'Assesssorato alla Cultura di Jesi, della Fondazione Pergolesi Spontini, dell'Assemblea Legislativa delle Marche e del Centro Tradizioni Popolari. "La Macina ha cancellato confini, ha abbattuto frontiere, come dovrebbe essere ovunque per qualsiasi genere di forntiere", ha scritto nella prefazione dell'opera Enrico de Angelis, critico musicale, storico della canzone italiana, vicepresidente e responsabile artistico del Club Tenco di Sanremo, sintetizzando il messaggio ricco degli echi di un tempo trascorso, del senso dell'amicizia e della memoria, dei volti appassionati, malinconici, sereni o assorti che l'opera di Gastone Pietrucci e La Macina presenta. "Il terzo Aedo - ha spiegato Pietrucci - segue il percorso dei primi due lavori (ripresa, nuove elaborazioni e interpretazioni di brani già precedentemente incisi, insieme a brani inediti, il tutto registrato in presa diretta), prosegue ed amplifica la linea intrapresa dal secondo Aedo: quello dell'inserimento, in scaletta, di brani al di fuori del repertorio popolare marchigiano. Infatti al tradizionale sottotitolo Canti della cultura orale marchigiana è stato aggiunto: ed altri percorsi. Nel progetto originario i brani dovevano essere cinque ma, per volontà espressa dagli eredi di Franco Scataglini, la traccia della canzone Tuto è corpo d'amore (musicata da La Macina su testo poetico di Scataglini, che doveva aprire il CD) è stata a malincuore tolta dalla scaletta". I brani non popolari compresi nel disco sono: Supplica a mia madre, versione musicale di una lirica di Pier Paolo Pasolini, in cui l'esistenza, colma di silenzio e di mistero, appare trafitta dal dolore e da profonde dissonane interiori; E' lunga la strada, del repertorio "politico" meno conosciuto di Virgilio Antonio Savona, leader e fondatore dello storico Quartetto Cetra. Il Natale è il 24, un dovuto omaggio de La Macina a Piero Ciampi, "poeta orale, un poeta da ascoltare persino quando la musica non c'è", scrive di lui Enrico de Angelis. Infine la suggestiva Dicono di me ( To The Unknown Man) di vangelis, per solo voce e pianoforte, nella versione italiana diAnnamariaTesta. Poi dal lungo lavoro di ricerca svolto da Pietrucci sul terreno della memoria, i canti della tradizione orale marchigiana: parole ritrovate fra la gente, fra i riti della civiltà contadina, fra gli umili che tracciano da sempre la storia del mondo, quella che non fa rumore, ma che scandisce un tempo vero, una materialità umanizzata. Storie ritrovate tra i vasti orizzonti dell'esperienza umana dibventano emozioni che continuano a vivere in musica, a volte deboli e singhiozzanti, altre volte forti e cariche di speranza, regalando la saggezza del tempo che diventa memoria alle nostre quotidianità frettolose e superficiali. Con Ambrogio Sparagna e il suo organetto è proposto "Coraggio amor mio...", uno struggente lamento contro la guerra, risalente alla prima coscrizione obbligatoria di napoleone Bonaparte del 1799. Le ragioni del cuore contrapposte alla logica della ragione calcolante: l'uomo, nel profondo, ha da sempre lo sguardo proteso verso ciò che deve essere amato. E poi "So' stato a llavorà a Montesicuro..." : il tema del lavoro, diventa un omaggio ai suoi caduti, che rischiano di essere - frettolosamente dimenticati ed ignorati da questa nostra povera Italia, così ipocrita, triste, impaurita, incattivita, egoista, distratta e soprattutto priva di memoria - scrive Gastone Pietrucci nel CD. "La pora Giulia", canto narrativo molto popolare ed amato tra le "filandare" jesine, è presentato nella versione originale dell'informatrice e nel suggestivo arrangiamento a fado di Marco Poeta. La vita è piena di partenze a cui non siamo pronti, e il canto lascia intravedere nell'anima sciami inanerrabili di sentimenti, ricordi, presenze. Eseguita con la Banda Osiris, una deliziosa e divertente versione di "Mariuccina a mme mme gela..." rappresenta un momento di giuoia pura, di ilare serenità: una sosta al riparo dalle tempeste della vita. E' dedicata a Caterina Bueno, artista e ricercatrice che ha diffuso in Italia e all'estero la musica popolare toscana, la ballata "Mentre che rastrellava...". Dalla storica collaborazione con i Gang nasce una nuova versione di "Angelo che me l'hai ferito 'l core...", canto d'amore, simbolodi un dialogo mai interrotto con l'altro, che cancella ogni assenza, distanza, silenzio, perchè "...'n'orà senza di te non posso stare,/ nella memoria mia sei tutte ll'ore...". Raccolta a Jesi da Gastone Pietrucci, la serenata "Dormi dormi mia giovane 'nesta..." è eseguita per la prima volta in versione sinfonica con l'Orchestra da Camera della Scuola Musicale "G. B. Pergolesi" di Jesi, diretta dal Maestro Stefano Campolucci. Un gioiello di inestimabile valore: amore, fede, dolore e speranza sussurrati con una musica dolcissima e pochi versi che sfiorano l'infinito. Chiude la traccia fantasma del CD il sassofonista Federico Mondelci con lo straordinario inedito "Invictus", scritto ed eseguito appositamente per La Macina. Tante altre collaborazioni hanno impreziosito il lavoro dell'Aedo: la copertina è del pittore, grafico e video-artista Mario Sasso; cover design Stefano Santini, che ha curato sino ad oggi tutti i lavori discografici de La Macina; la fotografa Emanuela Sforza; il critico letterario Massimo Raffaeli, gli scrittori e poeti Allì Caracciolo e Francesco Scarabicchi, il tastierista Màlleus, il contrabbassista Paolo Galassi, Francesco Caporaletti, Fabio Verdini. Un lavoro ricco di contributi molteplici e frutto di significative collaborazioni: in primis i preziosi informatori a cui Gastone Pietrucci rivolge sempre un ricordo particolarmente affettuoso. Grazie a loro il canto diventa un luogo di condivisione fra persone e generazioni. E la musica un'autentica sapienza che lega l'anima umana e la storia.
Tiziana TOBALDI, Voce della Vallesina, Anno LVII-N. 7 - Domenica 28 Febbraio 2010. Ultimo aggiornamento (Giovedì 06 Maggio 2010 10:57) |